La formaldeide è presente in natura come prodotto del metabolismo ossidativo degli esseri viventi. Ad esempio si rinviene naturalmente nei cibi, nella frutta in bassissime concentrazioni o come metabolita endogeno dei mammiferi.
Nei sistemi antropizzati, la formazione di formaldeide è conseguenza dei principali processi di combustione da idrocarburi: emissione di veicoli da trasporto, impianti di produzione di energia/calore da combustione o termovalorizzazione, fiamme libere e infine dal fumo di tabacco stesso.
Nonostante la breve emivita nell’ambiente, in quanto rimossa da processi fotochimici e biodegradazione, la formaldeide rappresenta uno dei composti organici volatili (COV) fra i più diffusi in atmosfera. L’esposizione outdoor può raggiungere concentrazioni nell’aria ambiente che variano da 1µg/mc nelle aree rurali a 20µg/mc nelle aree urbane ad alta densità abitativa.
Negli ambiente confinati (indoor) l’esposizione principale avviene dal rilascio di formaldeide da parte delle resine di rivestimento di mobili e pavimenti (soprattutto se nuovi), da vernici, colle, tappezzeria, schiume isolanti, adesivi e tendaggi. In ambito casalingo questi contributi si sommano ai rilasci derivanti da combustioni domestiche (fornello, caldaia) o fiamme libere (tabacco, stufa, camino). Uno dei responsabili del malessere denominato “Sindrome da edificio malato” (Sick Building Syndrom) è proprio dovuto al mancato ricircolo di aria e quindi al raggiungimento di alti livelli di formaldeide aero-dispersa negli spazi chiusi. I livelli di formaldeide indoor in un tipico ambiente domestico possono oscillare da 2µg/mc fino a 60µg/mc, risultando maggiori rispetto agli ambienti outdoor, dove il maggiore ricambio di aria influisce positivamente.
Oltre a queste principali fonti di esposizione è possibile venire a contatto con la formaldeide attraverso diversi prodotti di uso domestico quotidiano quali battericidi, biocidi, disinfettanti (fissativi) e prodotti cosmetici per le unghie o capelli (conservanti).
L’evidenza di questo presenza indoor a carattere ubiquitario ha prodotto diversi lavori scientifici per caratterizzarne le concentrazioni. Dai dati riportati in un’indagine effettuata dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2006 circa l’esposizione personale indoor/outdoor in una città di medio-piccole dimensioni e medio traffico (Ferrara) è emerso che i valori di concentrazione media all’interno delle abitazioni (20,7 μg/m3) sono superiori a quelli riscontrati negli uffici lavorativi e nelle scuole (17,9 μg/m3). Anche la comunità europea ha portato l’attenzione sul problema formaldeide indoor: il Progetto europeo multicentrico SEARCH ha lo scopo di valutare la qualità dell’aria nelle aule scolastiche di 10 paesi europei. Per quanto riguarda l’Italia le concentrazioni rilevate confermano la maggiore incidenza in ambiente scolastico indoor, con punte di concentrazione vicine al limite stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in 100 μg/m3.
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