Prosegue la costante e significativa riduzione degli infortuni sul lavoro in Italia. E, quel che più conta, “al netto” della crisi economica, cioè tenendo conto dell’andamento occupazionale, delle unità di lavoro/anno e delle ore lavorate per dipendente.
E’ questo l’aspetto saliente del “Rapporto annuale INAIL” presentato il 10 luglio 2012, che ha evidenziato, nel 2011 rispetto al 2010, un calo del 6,6 per cento del totale degli infortuni sul lavoro, mentre gli infortuni mortali si sono ridotti del 5,4 per cento, passando da 973 a 920.
In questi dati rientrano, però, sia gli infortuni effettivamente avvenuti in fabbrica o in cantiere, sia gli infortuni in itinere, cioè, di fatto, incidenti stradali sul percorso “abitazione – luogo di lavoro”, che rappresentano circa il 10 per cento del totale. Considerando solo gli eventi effettivamente avvenuti sui luoghi di lavoro, la riduzione degli infortuni mortali è ben più marcata: – 8,6 per cento, passando da 744 a 680.
Qualcuno potrebbe però obiettare, a ragione, che tale riduzione potrebbe essere stata originata, semplicemente, dalla crisi economica, ovvero dalla contrazione dell’occupazione e del monte ore lavorato a livello nazionale. In effetti, anche l’INAIL si è posta questo problema, valutando la riduzione degli infortuni “al netto” della crisi, cioè tenendo conto dell’andamento occupazionale, delle unità di lavoro/anno e delle ore lavorate per dipendente. Pur con questi correttivi, il calo “reale” si attesta intorno al 5 per cento per tutti gli infortuni, e intorno al 4 per cento per gli infortuni mortali, confermando, secondo l’INAIL, “l’effettivo miglioramento dei livelli di sicurezza sul lavoro in atto ormai da molti anni nel nostro Paese”.
Volendo approfondire la materia, rimandiamo alla lettura del Rapporto INAIL, sul sito dell’istituto