Falde inquinate da cromo esavalente: anche l’agricoltura a rischio

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Per la pianura bergamasca, purtroppo non si tratta di un problema nuovo: stiamo parlando dell’inquinamento della falda acquifera da parte di cromo esavalente, rilevato nella scorsa estate nella zona dei Comuni di Ciserano, Arcene, Verdellino, Treviglio, Caravaggio, Lurano, Castel Rozzone e Brignano Gera d’Adda.

Il pronto intervento di tutti gli enti preposti (Arpa, Asl, Comuni, Provincia, gestori acquedotti…) ha permesso di tranquillizzare i cittadini in relazione all’acqua potabile che entra nelle case, ma ha fatto emergere un aspetto fino a ora forse sottovalutato: i pozzi a uso agricolo, ovvero quelli che utilizzano l’acqua di falda per irrigare le coltivazioni e per abbeverare gli animali.

Poche certezze

I pozzi a uso agricolo sono oggettivamente molto meno controllati rispetto a quelli utilizzati dagli acquedotti, senza contare che molti di essi sono stati scavati in modo abusivo: per fare un esempio, nel solo Comune di Lurano l’amministrazione comunale ha identificato una trentina di pozzi di cui si ignorava l’esistenza. Esiste, quindi, la concreta possibilità che l’acqua proveniente da pozzi agricoli non controllati sia contaminata da cromo esavalente, i cui effetti indiretti sulla salute umana, tramite l’assunzione dei prodotti agricoli, non sono ancora ben chiari. Un’incertezza che ha spinto la Provincia a chiedere chiarimenti alla Regione, in merito alle eventuali azioni da adottare.

L’importanza dei controlli e l’esperienza di Alessandria

Nell’immediato, le varie amministrazione comunali coinvolte hanno avviato un censimento di tutti i pozzi esistenti, con particolare attenzione, come detto, a quelli abusivi. Questa mappatura, se da un lato faciliterà la ricerca dell’origine della contaminazione – probabilmente una o più industrie nella zona di Zingonia – dall’altro permetterà di monitorare la situazione, garantendo il sicuro approvvigionamento di acqua potabile per la popolazione. Al riguardo, le ultime ricerche hanno evidenziato che la contaminazione non supera la profondità di 30 metri, mentre l’acqua per uso potabile proviene dalla cosiddetta “falda profonda”, a oltre 90 metri di profondità.

Tornando ai pozzi per uso agricolo, in caso di utilizzo di acqua contaminata, allo stato viene solo “sconsigliata” l’irrigazione tramite acqua nebulizzata, soprattutto per tutelare gli addetti alle serre e ai vivai dai potenziali effetti nocivi derivanti dall’inalazione. Tuttavia, non sono da escludere in futuro altri provvedimenti prescrittivi e restrittivi in materia, come successo recentemente ad Alessandria. Per un analogo caso d’inquinamento, il sindaco ha infatti emesso un’ordinanza (n. 585/2009 del 29.06.2009) con la quale si ordina “a tutti i soggetti proprietari, gestori o comunque utilizzatori di pozzi, posti all’interno dell’area sopra descritta, che emungono acque dalla falda di non utilizzare le acque emunte per usi domestici, irrigui e destinati all’alimentazione animale, salvo che gli stessi soggetti siano in possesso di documentazione attestante, mediante certificazione, il rispetto dei limiti normativi di cui al D.Lgs. n° 31/01 e s.m.i., come da tabella allegata, che definisce i parametri analitici da controllare. I campionamenti delle acque emunte dovranno essere effettuati a cura e spese del soggetto utilizzatore”. Con la prescrizione di ripetere le analisi ogni 60 giorni.

Appare quindi quanto mai utile e raccomandabile un’azione di controllo da parte degli stessi utilizzatori dei pozzi, per non correre il rischi di utilizzare acqua contaminata. Al riguardo, EST è in grado di offrire servizi completi e qualificati, che vanno dal campionamento all’analisi, fino all’emissione del giudizio finale sulla qualità dell’acqua.

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