Irregolarità negli appalti e “lavoro nero” in aumento
La periodica diffusione del rendiconto ispettivo della Direzione Provinciale del Lavoro (in sigla DPL) della Provincia di Bergamo, relativo al biennio 2009-2010, permette di compiere interessanti riflessioni e considerazioni sulla realtà produttiva della bergamasca, di fatto una delle aree più industrializzate d’Italia. Con una premessa fondamentale e doverosa: il quadro che emerge dai dati della DPL orobica parrebbe delineare un tessuto industriale e artigianale fortemente irregolare e scarsamente rispettoso delle leggi. In realtà, molti dei sopralluoghi ispettivi sono stati eseguiti “a colpo sicuro”, sulla base di precise segnalazioni, esposti e denunce, per cui le percentuali di “irregolarità” che stiamo per esporre non sono in alcun modo rappresentative della realtà produttiva della provincia di Bergamo.
Tra le molteplici analisi possibili, vogliamo porre l’attenzione su due aspetti: gli appalti e il lavoro irregolare, che ha la sua massima espressione, se così possiamo dire, nel cosiddetto “lavoro nero”
Appalti: le sanzioni aumentate di sei volte!
Su circa duemila imprese ispezionate annualmente (1995 nel 2010, 2009 nell’anno 2009), è stato riscontrato un fortissimo ed eclatante aumento delle violazioni di legge in materia di “appalto illecito”: 131 sanzioni penali comminate nel 2009, salite addirittura a 928 nel 2010, con un incremento di oltre il 600 per cento!
Un dato che fa riflettere, spia di una tendenza sempre più diffusa, nelle piccole come nelle grandi aziende: ricorrere agli appalti e alle cosiddette esternalizzazioni, per tutta una serie di ragioni, che sarebbe troppo lungo analizzare in questa sede.
Tornando all’eclatante aumento delle violazioni riscontrate, sicuramente una parte di esse deriva da una precisa intenzionalità delle imprese di “fare i furbi”, violando in modo consapevole le norme di legge. Ma, altrettanto, un’altra parte delle sanzioni comminate è addebitabile, con ogni probabilità, a “errori, superficialità, leggerezze, fretta…” da parte delle imprese, e non a una “volontà” di violare la legge. In altri termini, di fronte a un quadro normativo – quello degli appalti – oggettivamente complesso, occorre sempre, da parte delle imprese coinvolte, attenzione e scrupolo, sia formale che sostanziale.
In aumento la piaga del “lavoro nero”
Nel corso del 2010, le ispezioni hanno coinvolto circa 5.700 lavoratori, di cui circa 2.700 sono risultati in “posizione irregolare”. Anche in questo caso, sarebbe necessario dettagliare e analizzare questo dato, per distinguere problemi di carattere formale – o puri e semplici errori – da intenzionali violazioni di legge, culminanti nel cosiddetto “lavoro nero”, che purtroppo pare essere in aumento. Nel 2009 sono stati identificati 391 lavoratori “in nero” (di cui 8 stranieri clandestini), saliti a 518 nel 2010 (di cui 14 clandestini).
Un dato che non può non preoccupare, anche perché, il più delle volte, una simile condizione di lavoro è correlata a rischi d’infortunio molto più elevati della media. Senza dimenticare che il “lavoro nero” rappresenta – ancora di più in questo periodo di crisi – una grave forma di concorrenza sleale verso le imprese “oneste”, che sono la stragrande maggioranza.
A questo riguardo, ovvero le aziende “oneste e sane”, vogliamo concludere evidenziando un particolare rivelatore di grande importanza: ad aprile 2011 le aziende e gli enti italiani che si sono dotati di un Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro adeguatamente certificato, sono aumentate del 90 per cento rispetto al corrispondente mese del 2010, con la Lombardia al primo posto (fonte: Accredia). In altri termini, aumentano gli investimenti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nella consapevolezza che una maggiore sicurezza permette di ottenere migliori livelli qualitativi e quantitativi di produttività.