L’elemento “acqua” si configura, all’interno delle tematiche ambientali, sia come “risorsa” che come “pericolo”. Risorsa, ai fini dello sviluppo economico del territorio, della pratica agricola, della fruibilità turistica; pericolo, per i rischi di carattere idrogeologico, per contaminazione, per siccità derivante da una gestione non ponderata.
In questo contesto, assumono grande importanza gli studi e i successivi interventi di riqualificazione dei corsi d’acqua, finalizzati a tutta una serie di obiettivi:
- tutela idraulica e idrogeologica del territorio;
- mantenimento degli equilibri ecosistemici;
- creazione di ambienti e percorsi fruibili dal pubblico, in un’ottica ricreativa e turistica;
- controllo qualitativo della “risorsa acqua”;
- controllo e mitigazione delle piene, e altro ancora.
Un progetto complesso e interdisciplinare
Il percorso che porta allo sviluppo di uno studio di rinaturazione e ripristino di un corso d’acqua richiede una spiccata interdisciplinarità di competenze, sviluppandosi in tre fasi principali:
- indagini conoscitive;
- analisi di approfondimento;
- proposte progettuali.
Particolarmente complesse e articolate, le indagini conoscitive devono permettere di focalizzare i punti critici del corso d’acqua in esame, evidenziando le necessità d’intervento. Un dettagliato rilievo topografico si sovrappone a quello dei manufatti e delle opere idrauliche presenti (attraversamenti, canali scolmatori, barriere, arginature, etc.), in modo da fornire un quadro il più esaustivo possibile dello “stato di fatto”.
Nelle successive analisi di approfondimento, si procede nella parametrizzazione dei dati rilevati, finalizzati all’utilizzo di specifici modelli matematici di simulazione. In tal modo, sarà possibile ottenere una vera e propria “diagnosi” del corso d’acqua oggetto dello studio.
Sulla base di tali risultati, un team di tecnici qualificati nelle differenti discipline coinvolte (quali l’ingegneria idraulica e ambientale, la biologia, l’ecologia, l’architettura del paesaggio, l’agronomia) procede a impostare le linee d’intervento da seguire e gli esatti obiettivi da raggiungere, su cui verranno sviluppate le proposte progettuali degli interventi di riqualificazione.
Interventi sempre più “naturali”.
Le tecniche di intervento hanno subito, nel corso del tempo, una notevole evoluzione: attualmente, si prediligono opere di tipo “ecologico e naturalistico”, rispetto alla semplice “ingegneria del calcestruzzo”, basata su una sostanziale cementificazione degli alvei fluviali. Sempre più spesso, si ricorre all’utilizzo di materiali naturali, al rispetto delle forme della natura, alla creazione di ambienti conformi all’ecosistema di contorno.
In conclusione, vogliamo ricordare i principali risultati che si vogliono conseguire con i progetti di riqualificazione dei corsi d’acqua:
- potenziare le funzioni di difesa idraulica e di contenimento delle piene, aumentando le capacità di portata dei corsi d’acqua;
- tutelare le acque dall’inquinamento, favorendo processi di fitodepurazione;
- difendere la natura e il paesaggio, ripristinando corridoi e reti ecologiche;
creare ambiti di fruizione ricreativa.
La curiosità Quando i nomi dicono tutto… A volte, per capire il “carattere” di un corso d’acqua è sufficiente saperne il nome. Un nome che può rappresentare la sintesi di una secolare esperienza e conoscenza degli abitanti della zona. Vediamo tre esempi. Siamo in Val San Giacomo, lungo la strada che sale verso il Passo dello Spluga. Poco prima della nota località turistica di Madesimo, un ponte supera un corso d’acqua, che si fa notare per i suoi enormi argini in pietra viva. Un alveo largo una decina di metri, con sponde alte non meno di quattro-cinque metri, solitamente percorso da un miserevole rigagnolo. Un sistema di arginatura all’apparenza spropositato per un torrentello del genere, la cui ragion d’essere la troviamo però svelata andando a leggere il piccolo cartello turistico col nome del corso d’acqua: “Torrente Rabbiosa“. Spostiamoci in alta Val Brembana (provincia di Bergamo), e in particolare in una delle sue tante ramificazioni: la Val Torta, il cui nome è già un programma, essendo difficile trovare un rettilineo più lungo di dieci metri. Una valle selvaggia come poche, a tratti orrida, in cui alcuni dei canali e dei torrenti laterali sono denominati, senza tanti giri di parole, come “Canali cattivi“. Chissà perché.
Infine, un famoso detto che riguarda i due principali fiumi bergamaschi: “Bergamo, terra che il Serio bagna e il Brembo inonda“. |