Sostanze pericolose nei prodotti: aumentano i controlli

I consumatori sono sempre più stimolati, anche attraverso gli organi di stampa, ad infomarsi in merito alle caratteristiche dei prodotti di largo consumo. E’, quindi, interesse e spesso obbligo per i produttori qualificare le materie prime in uso all’interno dei cicli di produzione e, di conseguenza, le sostanze presenti nei prodotti finiti.
A tal riguardo, diventa fondamentale disporre di strutture accreditate ISO 17025, come il laboratorio EST S.r.l., in grado di assistere le Aziende durante il processo e di fornire in modo effciiente risultati analitici di elevata affidabilità.

Si ricordano ad esempio: la pesenza di dimetilfumarato nelle bustine di silica gel, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nelle colle, l’acido borico nelle soluzioni per gli occhi, il bisfenolo A nei prodotti per l’infanzia.
In particolare, di recente pubblicazione è il divieto di produzione e commercializzazione di biberon e prodotti similari per la prima infanzia contenenti Bisfenolo A.

Il caso specifico: approfondimento

A partire dal primo giugno 2011, nel territorio dell’Unione Europea non possono più essere commercializzati biberon in policarbonato e prodotti similari per la prima infanzia, contenenti Bisfenolo A (in sigla BPA). Una decisione importante, che segue quella autonoma di altri Paesi (Canada, Danimarca, Francia e altri), pur in assenza di un univoco orientamento della comunità scientifica internazionale.
Nonostante secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), “i dati attualmente disponibili non forniscono prove convincenti della tossicità del BPA a livello neurocomportamentale” (comunicato stampa 30 settembre 2010), la Commissione Europea ha comunque deciso, a maggioranza qualificata, con la direttiva n. 2011/8/UE del 28 gennaio 2011, di vietare la produzione e la vendita di biberon di plastica in policarbonato.
In pratica, nella sua decisione politica di “gestione del rischio” a livello comunitario, la Commissione Europea ha adottato il cosiddetto “principio di precauzione” (previsto dall’articolo 7 del Regolamento CE 178/2002) uniformandosi in questo caso alle posizioni scientifiche di minoranza.

Le ragioni della decisione

Nella sua decisione, la Commissione Europea ha sostanzialmente fatto proprie le preoccupazioni di parte della comunità scientifica, nonché le nette prese di posizione di molte associazioni di consumatori ed ambientaliste, che da tempo “sollecitano una regolamentazione più severa per gli interferenti endocrini (Ie) – tra cui il Bisfenolo A – che impattano sulla vita dei bambini ……”.
Da un punto di vista tecnico, piccole quantità di BPA possono essere rilasciate dal policarbonato dei biberon nel latte, nel momento in cui questi contenitori vengono riscaldati a temperature elevate, per poi essere ingerite dal bambino. Tenendo conto che, soprattutto fino ai sei mesi d’età, l’organismo del bambino non è praticamente in grado di smaltire il BPA.
Da un punto di vista sanitario, il BPA appartiene ai cosiddetti interferenti endocrini, potenzialmente in grado di interagire con i sistemi ormonali dell’organismo, alterando il sistema endocrino. Fin dagli anni ’30 del ‘900, è noto che il BPA è in grado di imitare gli estrogeni, ovvero gli ormoni sessuali femminili: gli effetti sulla fertilità e la riproduzione nonché sul sistema endocrino (ormonale) sono stati oggetto di numerosi dibattiti scientifici, anche a fronte di segnalazioni di effetti a basse concentrazioni nei roditori. Pur con poche certezze, il BPA è inoltre accusato di poter provocare serie patologie: malattie dello sviluppo sessuale, sterilità maschile, tumori, problemi cardiaci e altro ancora.

Nel nostro Paese, in assenza di azioni ufficiali, molte associazioni di consumatori si sono interessate del problema, spingendo vari produttori a proporre al pubblico biberon senza Bisfenolo A, creando di fatto una linea di prodotti “BPA freee”, identificati da specifici loghi.

La necessità dei controlli

La decisione dell’Unione Europea impone ai produttori, ma anche agli importatori e ai maggiori rivenditori, la necessità di qualificare i propri prodotti, per garantire il rispetto della direttiva comunitaria e l’assenza di Bisfenolo A. A tal fine, risulta necessario rivolgersi a laboratori accreditati ISO 17025, tra cui EST S.r.l., che rimane a disposizione per qualsiasi chiarimento e informazione.

Scheda tecnica
Denominazione                                  2,2-bis(4-idrossifenil)propano
Denominazione comune                  Bisfenolo A, oppure BPA
Numero CAS                                       80-05-07

Il Bisfenolo A è un composto organico, tra i principali componenti nelle sintesi di plastiche e additivi plastici, e in particolare del policarbonato.

 

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